Gli Oblati lasciano la parrocchia dopo 66 anni

La parrocchia del SS. Crocifisso è stata affidata agli Oblati di Maria Immacolata nel lontano 1957. Quest'anno i loro superiori maggiori, nell'impossibilità di garantire un personale sufficiente a causa dello scarso numero di vocazioni, hanno deciso di riconsegnarla alla diocesi. Giovedì 14 settembre alla messa delle 19 ci sarà, come già comunicato, il saluto ufficiale ai sacerdoti ancora presenti. Ma già ieri padre Nino ha salutato i fedeli di tutte le messe domenicali, leggendo una lettera ricevuta da un fedele che ci sembra riassumere quanto vissuto in questi anni. La pubblichiamo di seguito, conservando per ovvie ragioni l'anonimato.

Gruppo di Oblati nel corso della visita di Giovanni Paolo II nel marzo 1982.

Caro padre Nino e cari Missionari Oblati della Parrocchia del Santissimo Crocifisso,
vi scrivo per salutarvi, avendo appreso del vostro trasferimento dalla parrocchia.
Non ci conosciamo molto, non sono mai stato troppo attivo nella vita della comunità, almeno non quanto avrei voluto (raccolte cibo e iniziative straordinarie, quello sì, ma non molto altro). Però vi devo la vita. Anzi, la Vita, con la V maiuscola. Quella che ha un senso, spirituale, non quella – fisica – che ci permette di alzarci dal letto ogni mattina.
Mi sono trasferito in zona nel 2014, e pur essendo territorialmente di altra parrocchia, solo con voi mi sono subito sentito parte di qualcosa di comune e collettivo. Poco dopo, a metà 2015, ho scoperto di avere un tumore, raro e molto aggressivo. Come tanti, ho iniziato una battaglia fisica e mentale per non soccombere al male. E in questa battaglia, voi mi avete dato, pur senza saperlo, un supporto continuo. Senza di voi non so se ce l’avrei fatta. La mia fede, forte nelle convinzioni e debole come ogni peccatore, ha trovato nella vostra “casa” uno spazio dove potersi arricchire e rinforzare. So bene di essere ancora un peccatore, di dover lottare solo per aspirare a percorrere la strada che Gesù ha tracciato per noi, chiedendoci di percorrerla con Lui. Ma so anche che, se sono un cristiano migliore di come ero prima, lo devo a voi e alle splendide persone che ho conosciuto in questi anni. Anni nei quali, alla messa delle 12.00, seduto sempre tra le prime file, ho conosciuto sacerdoti diversissimi tra loro: chi più rigido, chi più alla mano, chi più ieratico… Ma tutti, inequivocabilmente, figura del Cristo. Avere il Sacramento dalle vostre mani è stato un onore e ha dato un senso concreto al concetto stesso di “comunione”. Avete provato a farci sentire – come comunità – una vera famiglia, e con me indubbiamente ci siete riusciti. Ci avete fatti sentire sicuri durante l’immane tragedia del Covid, dandoci forza e serenità aspettando tempi migliori, che sono arrivati.
Il vostro trasferimento mi addolora, ma sono grato che il Signore abbia consentito alle nostre strade di incrociarsi. Magari succederà ancora, e ne sarò felicissimo. Trovandomi all’estero per lavoro, non mi sarà possibile essere presente alla messa di saluto del 14 settembre. Vi saluto “qui”, con questa e-mail, e ci tengo ad augurarvi il meglio per il vostro futuro, come Congregazione ma anche come singoli esseri umani.
Un abbraccio di cuore e grazie per questi anni meravigliosi.