Le dieci parole dello sport in parrocchia: 10. Riscatto

Dire sport è dire riscatto, possibilità di redenzione per tutti gli uomini. Molto spesso il riscatto nasce dalla caduta o dal partire dall’ultima posizione. La sua ricetta si fonda quasi sempre su una “fame”, a cui segue la voglia di risollevarsi e di accelerare il passo per raggiungere una meta solo intravista. Allora ci si sveglia dal torpore e si comincia a lavorare duro per portare a termine la propria opera di redenzione. È per questo che Papa Francesco attribuisce soprattutto ai poveri la “fame di riscatto”: “Offri loro un libro – afferma –, un paio di scarpette, una palla e si mostrano capaci di gesta impensabili. La fame, quella vera, è la motivazione più formidabile per il cuore: è mostrare al mondo di valere, è cogliere l’unica occasione che ti danno e giocartela” (La Gazzetta dello Sport, 2 gennaio 2021).
Dall’altra parte, però, non può esserci riscatto se non viene data una possibilità, se la porta non viene lasciata aperta. E allora se vogliamo riscattarci dobbiamo anche saper offrire occasioni di riscatto al nostro prossimo. Perché fino all’ultimo istante di vita l’uomo ha la possibilità di ravvedersi, di salvarsi, di aprirsi alla Grazia, di rimettere in piedi la partita della propria vita. Vale per ognuno, come ci ricorda il Vangelo di Luca: “Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»” (Lc 23, 39-43).

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