Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14, 21-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Gv 14, 21-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?».
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Dopo Tommaso e Filippo, ora è un terzo discepolo, Giuda, a porre una domanda che mostra come i discepoli non abbiano ancora capito. Questo Giuda non è l’omonimo traditore. Nella lista dei nomi dei dodici negli altri vangeli, egli compare solo in Lc 6,16.
Giuda ha capito rettamente che Gesù intende “venire” da loro, per farsi vedere vivente. Ma la dimostrazione della realtà della risurrezione sarebbe più forte, se Gesù si facesse vedere vivente, non solo ai suoi fidi discepoli, ma anche al mondo, quasi che gli occhi del mondo fossero il criterio della realtà di Dio! Gesù non prende nemmeno in considerazione la domanda posta in questi termini: ciò che deve fare il discepolo, se vuole amare Gesù dopo il suo commiato terreno, è conservarne la parola. Con ciò s’intendono due cose: conservare nella memoria ciò che Gesù ha detto e fare quanto ha comandato. Quando Gesù verrà a loro, insieme con lui verrà anche il Padre. Uniti nel “noi”, Padre e figlio insieme “prenderanno dimora” presso chi ama Gesù.
La missione di Gesù poi si prolungherà con l’invio ai discepoli del difensore (paraclito), non nel senso che questi debba insegnare alcunché di nuovo. Il compito del difensore consisterà nel “ricordare” come sempre presente alla chiesa ciò che Gesù ha detto e fatto.
In tal modo passa alla chiesa un’esperienza di Israele: poiché Dio, con le sue opere di salvezza, dimostra di essere il Dio dell’alleanza con il suo popolo, questi suoi “miracoli” non diventano mai passato. In quanto Israele ne “conserva il ricordo”, ne partecipa permanentemente per tutte le generazioni. Il sabato e le grandi feste annuali sono istituite per “ricordare” insieme. Anche il singolo devoto, nei momenti difficili (pensiamo a quello che stiamo vivendo), mediante questo “ricordo” riceve nuova fiducia. In queste circostanze egli prega che anche Dio “si ricordi” delle promesse di salvezza, contenute nelle sue prodigiose opere storico-salvifiche.
Pure nel termine “insegnamento” c’è una continuità col giudaismo, per il quale ogni interpretazione della legge è “insegnamento”. L’insegnamento di Gesù è l’insegnamento di Dio; e ciò che il difensore insegnerà dopo Pasqua non farà che render presente questo insegnamento di Gesù, con una autorità pari a quella di Gesù.
Con il paraclito s’intende lo Spirito santo. La promessa dello Spirito santo fa parte del nucleo centrale della tradizione pasquale del primo cristianesimo.
P. Nino, parroco
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