Gesù e il Padre una cosa sola

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10, 22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».


Tutto ciò che precede, a partire dal c. 7 del vangelo di Giovanni, s’è svolto in autunno, in connessione con la festa dei tabernacoli. Ora è arrivato l’inverno. A Gerusalemme si celebra la “festa dei lumi” (Hanukka, nella seconda metà di dicembre), detta anche festa della Dedicazione perché vi si faceva memoria della riconsacrazione del tempio nel 165 a.C. Tra le letture scritturistiche della liturgia di questa festa si trovano due brani dei capitoli 34 e 37 del profeta Ezechiele, che hanno come tema la riunione d’Israele sotto un solo pastore. Questo spiega la ripresa del motivo centrale del discorso del buon pastore.
Gesù si trova nell’atrio di Salomone, il luogo dove tradizionalmente si svolgeva l’insegnamento. I giudei esigono infine di sapere in modo esplicito se egli sia il messia o no. Gesù rimanda alle sue opere, tra le quali c’è stata anche la guarigione del cieco nato, di cui sono stati testimoni. Ma, se per i credenti queste sono riconoscibili come opere compiute in virtù del nome del Padre, per i giudei esse non sono motivo di fede: non credono in lui, non fanno parte delle sue pecore.
Gesù ricapitola quindi di nuovo il contenuto decisivo di quel discorso, in modo da escludere quei giudei che non fanno parte della comunità di salvezza dei suoi discepoli, se si ostinano a non credere in lui. Egli è il pastore delle sue pecore. Esse conoscono la sua voce. Gesù per parte sua le conosce ed esse lo seguono al pascolo della vita eterna. Pertanto, non andranno mai perdute; la sua mano le protegge da chiunque voglia strappargliele. A Gesù le pecore che conoscono la sua voce sono state affidate dal Padre, e questi è semplicemente superiore a tutti in potenza.
Sta qui il mistero della persona e di tutto l’operato di Gesù: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Nella missione di Gesù Padre e Figlio operano insieme.

P. Nino, parroco

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