In seguito alla risurrezione di Lazzaro, Gesù viene denunciato ai Farisei per quel che ha compiuto. Ne consegue una riunione del sinedrio, nel corso della quale è Caifa a dire la parola definitiva, ritenendo che bisogna eliminare Gesù. Ma egli si esprime in modo tale (ormai sappiamo che l’evangelista Giovanni è maestro in questi doppi sensi) che, senza saperlo né volerlo, la sua sentenza diventa una “profezia” sul significato salvifico della morte violenta di Gesù. Ed è l’evangelista stesso a spiegare questa verità nascosta nel parere di Caifa: Gesù non muore solo per il popolo giudaico, ma anche per i cristiani che verranno.
Domani, con la celebrazione della Domenica delle Palme, che saremo costretti a vivere da casa, entriamo nella Settimana Santa, la grande settimana, che ci porta alla Pasqua. Potremmo farci la stessa domanda finale del brano di oggi: "Che ve ne pare? Non verrà alla festa?". Sì, Gesù verrà alla festa come lo ha fatto allora, passando attraverso la passione e la croce. L'affermazione sul valore salvifico della morte di Gesù ci aiuti a vivere la settimana santa verso la Pasqua nello stesso modo: quest’anno andare alla festa insieme con lui significa in particolare offrire le sofferenze piccole o grandi di questi giorni, unendole alle sue. Ci venga da questo la salvezza sperata.
P. Nino, parroco
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11,45-56
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Lazzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
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