Giovedì Santo 2020

È il momento di fare silenzio. Se attorno a noi continuano i rumori, raccogliamoci nel nostro intimo. Inizia con la celebrazione della Cena del Signore il Triduo Pasquale: sgombriamo il cuore e la mente dalle preoccupazioni per ascoltare la voce di Gesù. Sono gli ultimi giorni della sua vita terrena e quanto ci dice è come un testamento destinato a durare, a raggiungere l’uomo in ogni luogo e in ogni tempo. È una parola che non deve essere dimenticata, ma restare sempre viva nella nostra memoria, pronunciata in un momento da lui desiderato: Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione (Lc 22,15).
Facciamo in modo che questa parola sia accolta, che essa sia viva e operante in noi per diventare partecipi di così grandi misteri, soprattutto in quest’anno in cui siamo costretti a rinunciarvi. Essa resta tuttavia una parola che possiamo ancora ascoltare: oggi non ci trovi distratti, non ci trovi dubbiosi o dal cuore duro, non ci trovi indolenti, ma pronti ad accoglierla e a viverla, pronti anche ad annunciarla, nelle nostre famiglie, agli amici, a tutti.
Ed eccola questa parola: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me… Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. (1 Cor 11,24-25). Breve, densa, profonda.
È anche una parola conviviale, che ci invita alla cena del Signore, per la quale egli ha preparato un alimento singolarmente meraviglioso: il suo corpo, il suo sangue, lui stesso. Al di là delle apparenze sensibili, solleviamo lo sguardo per cercare di comprendere in profondità e adorare, di credere e di amare.
Questa parola certo ci chiede la fede. Chi crede nella parola di Cristo raggiunge la realtà di Cristo. Chi accetta la sua verità, avrà la propria salvezza. Non facciamo come quei discepoli alla fine dell’insegnamento di Gesù nella sinagoga di Cafarnao: “Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Questo atto di fede lascerà entrare in noi, come da finestra aperta, la luce: nell’Eucaristia il Signore è con noi tutti i giorni (Mt 28,20).
Ci conceda egli di tornare presto a celebrare insieme.

P. Nino, parroco



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 11,23–26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

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