Quando a messa mi tocca fare l’omelia sulla parabola di oggi, sono sempre in difficoltà, perché in definitiva il suo significato è facile da cogliere e non sono necessarie tante spiegazioni: Israele ha rifiutato a Dio il servizio dovuto, ha respinto i suoi servi, i profeti, e infine ha ucciso il Figlio suo. La vigna di Dio può essere data ad altri; il regno di Dio, affidato ad Israele, è consegnato ad un altro popolo. Quest’ultimo non è un popolo specifico della terra, bensì il nuovo popolo di Dio, la nuova comunità alla quale Gesù stesso aveva fatto allusione al momento della confessione di Pietro a Cesarea di Filippo: “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18).
Ieri, attraverso un decreto del Cardinal Vicario ispirato alle giuste misure per combattere la pandemia, ci sono state tolte provvisoriamente le chiese di pietra.
Possiamo approfittare di questo tempo di rinuncia per chiederci se siamo ancora quel popolo in cui il Regno di Dio ha fatto irruzione. Dice l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, richiamando una parola del profeta Osea: “Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e mia amata quella che non era l'amata” (Rm 9,25). E Pietro nella sua prima lettera: “Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia” (1Pt 2,10).
Sogno, alla fine di questa prova, chiese ancora più piene e un quartiere in cui la Buona Novella si spande e noi che torniamo nella nostra casa (la parrocchia) sorridenti e nella pace con la coscienza di appartenere a questo popolo nuovo: “Allontanate dunque ogni genere di cattiveria e di frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza. Come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, se davvero avete gustato che buono è il Signore. Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,1-5).
P. Nino, parroco
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,33-43.45
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
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