Niente piscina di sabato

Grazie agli scavi, il luogo della scena odierna è stato ricostruito con precisione tale che il visitatore d’oggi può avere un’impressione concreta dell’impianto della piscina qui descritta. A questo link trovate un bell’articolo sull'argomento.
L’acqua si otteneva dalle abbondanti precipitazioni dell’inverno. Si può anche supporre che le vasche venissero ulteriormente alimentate da una sorgente sotterranea che dava acqua solo qualche volta l’anno, provocando un moto di ribollimento, sperimentato e considerato particolarmente efficace nel produrre guarigioni. Ogni volta, il primo che riusciva a entrare nell’acqua in movimento, aveva le maggiori probabilità di essere guarito.
In seguito, come spesso avviene, al fenomeno è stata data un’interpretazione religiosa: ogni volta un angelo sarebbe disceso dal cielo ad agitare l’acqua; in tal modo Dio stesso avrebbe inviato, a singoli individui del suo popolo, guarigione da malattie di ogni genere in maniera miracolosa.
Gesù vede giacere un malato la cui condizione è particolarmente disperata, perché per tutta la vita è dipeso dall’aiuto di altri, uno che non serve più a niente, che attende solo di morire, e alla fine di uno scambio gli chiede tre cose impossibili: alzarsi da solo, prendersi sotto il braccio il lettuccio, cui era stato praticamente legato a vita, mettersi a camminare come quelli che ha sempre visto entrare nell’acqua! Nel comando di Gesù egli ode uno straordinario incitamento per la sua volontà. È guarito all’istante, prende realmente il suo lettuccio e può camminare!
Ma il racconto a questo punto cambia di registro in modo inaspettato, trasformandosi in una polemica sul sabato: l'attenzione si sposta da colui che era stato guarito a colui che l’ha guarito - di sabato - e che per di più l’ha spinto a quest’azione che infrange la legge.
L’uomo sarà in grado di dire il nome di costui solo dopo che Gesù l’ha incontrato una seconda volta. Come in occasione della guarigione l’iniziativa è di Gesù, così anche adesso è Gesù che lo trova, proprio nel recinto del tempio, vicino alla casa di Dio e, riferendosi all'avvenuta guarigione, lo ammonisce, perché essa comporta delle conseguenze per lui: Non peccare più, affinché non ti accada qualcosa di peggio. Nel modo di vedere di Gesù, c’è qualcosa di peggio della malattia. S’intende senza dubbio il non entrare nella vita eterna. Malgrado quest’avvertimento, l’uomo va direttamente dai giudei a comunicare loro chi è stato a guarirlo e a dare adito all’infrazione contro la legge; da questo momento del racconto la loro persecuzione si rivolge contro Gesù.


P. Nino
parroco



Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,1-16

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina?"». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

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