La vedova di Sarepta e Naaman il lebbroso


Nel c. 4 del vangelo di Luca, dopo la professione della sua messianità nella sinagoga di Nazaret, a Gesù viene chiesto di giustificare in modo convincente la sua pretesa con azioni adeguate. Anzi è lui stesso a indovinare i pensieri degli astanti: "Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!" (v. 23). Gesù, però, rifiuta. Lo fa sempre quando si pretende da lui un segno, ma gli si nega la fede: il miracolo è piuttosto frutto della fede e non suo fondamento. Del resto, anche nel momento delle tentazioni, Gesù aveva rifiutato di compiere miracoli a favore della sua persona. Qui poi giustifica il suo atteggiamento di rifiuto ricorrendo alla Scrittura. Dalla storia di Elia (capitolo 17 del Primo Libro dei Re) e da quella di Eliseo (capitolo 5 del Secondo libro dei re, oggi nella prima lettura) dimostra che anche nei momenti di salvezza evidente l'appartenenza al popolo eletto non può vantare diritti davanti a Dio. Anzi, proprio nominando la vedova di Sarepta e Naaman il siro, Gesù testimonia addirittura la sua certezza che Dio, quando il suo popolo viene meno, apre nuove vie.
Le storie citate da Gesù richiamano anche il nostro presente. "Ci fu una grande carestia..." e stiamo vivendo in una pandemia. "C'erano molti lebbrosi..." e sappiamo che migliaia di uomini e donne stanno soffrendo in un letto di ospedale (e voglia Dio che i letti non manchino).
Oggi desidero invitarvi, perciò, a indossare le vesti dei profeti per prenderci cura, pur restando a casa, degli anziani e degli ammalati. Interessiamoci di loro, magari con una telefonata; se sappiamo che qualcuno vive da solo, chiediamogli se riesce a farsi portare la spesa; i ministri straordinari aiutino i loro assistiti a pregare da lontano; se ci sono storie da raccontare e foto da condividere, mandatemele e così via. Avevamo da poco ridato vita al gruppo degli anziani in parrocchia. Ora dobbiamo coltivarlo a distanza. Insomma, con questo scopo, mettiamo in campo la stessa fantasia dei bambini.
Vi prego infine di segnalarmi, se ce ne fossero, i casi critici.

P. Nino, parroco



Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4, 24-30

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costrita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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