La parola di Gesù guarisce

Ieri, leggendo il vangelo della guarigione del cieco nato, ho pensato che, se Gesù avesse compiuto gli stessi gesti oggi, sarebbe stato senza dubbio indagato per reato di epidemia colposa. Per ridare la vista al cieco, infatti, sputa per terra, fa del fango con la saliva e glielo spalma sugli occhi: esattamente tutto ciò che ci è sconsigliato di fare! Ci sono anche altri racconti nel vangelo in cui Gesù, per guarire una persona, ha un contatto fisico con lei. Detto che in questo nostro periodo è molto probabile che il Signore non avrebbe compiuto gli stessi gesti e avrebbe trovato un’altra soluzione, il miracolo raccontato nel vangelo di oggi è invece una guarigione a distanza, da lontano, così che alla fede di un padre viene richiesto di confidare, per la guarigione del figlio malato, solo nella parola di Gesù.
Ci viene riferito che egli si reca di nuovo a Cana, dove aveva operato il miracolo del vino. Qui gli viene incontro da Cafarnao, distante ventisei chilometri, un funzionario del re che ha un figlio malato. Ha sentito della presenza di Gesù ed è venuto per pregarlo di salvare il figlio dalla morte imminente. Ma un rimprovero del maestro rivolto a tutti i galilei, che credono soltanto se hanno visto segni e prodigi, costituisce una sorta di rifiuto anche per lui. Notiamo ancora una volta un accento critico nei confronti d’una sopravvalutazione dei miracoli al momento di entrare nella fede. Qui, tuttavia, il rimprovero non riguarda il funzionario, al quale preme solo la salvezza del figlio. Egli perciò rinnova la sua preghiera: il primo rifiuto di Gesù è diventato una messa alla prova della fiducia che quest’uomo ha in lui.
Ciò che sorprende e stupisce è che Gesù non vada con il padre a Cafarnao, ma gli annunci la guarigione avvenuta qui e ora da Cana, rimandandolo a casa con questa sola parola. E come il padre, nel rinnovare la sua preghiera, gli aveva riconosciuto la capacità di guarire, così ora ha in lui tanta fiducia da credere che questa parola di guarigione è vera, e che anche da lontano Gesù è in grado di risanare suo figlio. A ben intendere, la fede in Gesù può benissimo essere in relazione con un miracolo da lui compiuto, quando però non misuri Gesù sul metro del miracolo, ma veda nel miracolo il segno, il termine peraltro usato dall'evangelista Giovanni, col quale Gesù dimostra di essere il Salvatore.
La conclusione del racconto illustra come in seguito la parola di Gesù trovi conferma. Quand’è ancora sulla via del ritorno, al padre viene portata la notizia della guarigione del figlio e la sua domanda per conoscere l’ora in cui è avvenuta porta al momento in cui Gesù gli aveva annunciato l’avvenuta guarigione, a sottolineare ancora che è la sua parola che salva.


P. Nino, parroco

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,43-54


In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. 
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 

Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Commenti

  1. Grazie. Molto bello. Ed è impressionante l'aggancio con la vita di ora ed il problema del contagio . Ed oggi avremmo proprio bisogno di un bel miracolo . Comunque, Padre Nino, io voglio vedere un segnale in questa storia del Coronavirus: un richiamo a fermarci, a stare nelle nostre case , a stare tra di noi e a non correre sempre affannosamente... un invito a ripartire da zero. Certo, quando si legge di morti fa effetto... ma io ho sempre necessità di trovare e vedere anche l'altro aspetto di tutto, anche delle cose negative... e nel Coronavirus ci ho visto questo forte richiamo a fermarci, a riflettere, ad apprezzare quel che si ha. buona serata e grazie per questi spunti di riflessione

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