La domanda dello scriba a Gesù nel vangelo di oggi riflette la distinzione che
i rabbini dell’epoca facevano fra comandamenti gravi e lievi; essi si
domandavano anche espressamente quale fosse il comandamento di maggiore
importanza.
Per gli Israeliti era certamente quello, contenuto nel libro del
Deuteronomio (6,4-9), che mattina e sera ogni maschio adulto doveva recitare e
che per loro costituiva una confessione di fede, come il nostro credo:
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Sono le prime frasi di questa confessione che Gesù cita nella sua risposta:
non ha dunque altro da dire, se non quel che Israele sa già. L’antico
comandamento riceve però un significato nuovo per il fatto d’esser messo in
parallelo con il «secondo»: non si può osservare il primo comandamento se non
vivendo nel secondo. Il fatto di essere citato come secondo rivela anche il
giusto corso; se l’amor di Dio diventa concreto e visibile soltanto nella
pratica dell’amor del prossimo, tutto dipende pur sempre dal riconoscimento che
questo è veramente possibile solo a partire da quello. L’amor di Dio è il
primo, che diventa manifesto all’uomo nell’amor del prossimo. Ne è conferma quanto l’apostolo Giovanni scrive nella prima lettera (4,10): In questo sta l'amore:
non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo
Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Dio stesso è il suo amore che elegge e salva sono la fonte di quel fiume
che scorre sotto forma di amore dell’uomo per Dio e per il prossimo. Gli insegnamenti e il comportamento di Gesù in tutto il vangelo mostrano che l’amore al prossimo, che arriva fin nei dettagli, non può essere inteso in senso legalista. Comprendiamo in questa prospettiva quanto san Paolo afferma nella Lettera ai
Romani:
Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
P. Nino, parroco
Dal Vangelo secondo Matteo
Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
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