Mi pare a volte che, nella mia ormai non breve vita da sacerdote, le omelie più apprezzate siano state quelle con toni moraleggianti. Per intenderci quelle in cui si dice: “Non ci siamo comportati così e cosà, bisognava fare questo e quello…”. A volte sembra quasi di trovarsi di fronte ad un sottile piacere di essere colpevolizzati, ad una sorta di masochismo spirituale: “Trattaci male e saremo contenti”. E, quando une prete ad un certo punto della sua omelia, dice “anche noi…”, potete scommettere che non l’ha preparata.
I brani del vangelo di Giovanni, che ci vengono proposti in questa quarta settimana di Quaresima, non vanno affatto in questa direzione e, forse anche per questo, ci risultano non facili da capire e nemmeno da commentare. Ci sono dei rimproveri di Gesù nei confronti dei giudei, ma essi non vanno principalmente nella direzione di un comportamento specifico, quanto in quella della relazione con lui, della comprensione della sua persona. In gioco c’è appunto la conoscenza di Gesù, il riconoscere che è il messia. È soprattutto con atteggiamento di comunione e contemplazione, allora, che dobbiamo metterci davanti a questa parola.
Il brano di oggi inizia col dirci che, a causa dell’intenzione dei capi di ucciderlo, Gesù si trasferisce dalla Giudea in Galilea. Per la festa delle Capanne, o dei Tabernacoli, però, risale a Gerusalemme. Dopo la Pasqua e la Pentecoste, è questa la terza grande festa giudaica, festa di ringraziamento per il raccolto, che si celebrava in autunno per sette giorni e, all’ottavo giorno, aveva un particolare festeggiamento di chiusura.
Gesù sale “quasi di nascosto”, ma di fatto finirà col fare un discorso di autorivelazione, giocando come spesso fa il vangelo di Giovanni sui fraintendimenti. A metà della festa egli sale al Tempio e comincia a insegnare. Il fatto che i capi non intervengano significa forse che la loro opinione è cambiata? Impossibile, perché, del Cristo, quando verrà, nessuno sa di dove sia, invece di “costui” si sa che è della Galilea.
Gesù, prendendo la parola e parlando a voce alta, dice che è vero che loro sanno da dove viene – la sua origine umana è nota – ma la sua origine divina è nota solo a “chi lo ha mandato” e a lui che è l’inviato. Solo Gesù, in quanto è il figlio, conosce il Padre e solo il figlio porta agli uomini notizia del Padre, come è affermato nel prologo del Vangelo: Dio, nessuno lo ha mai visto: “Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.
Quest’affermazione è una provocazione per i giudei che vogliono catturarlo, ma non riescono perché la sua “ora” non è ancora giunta.
I brani del vangelo di Giovanni, che ci vengono proposti in questa quarta settimana di Quaresima, non vanno affatto in questa direzione e, forse anche per questo, ci risultano non facili da capire e nemmeno da commentare. Ci sono dei rimproveri di Gesù nei confronti dei giudei, ma essi non vanno principalmente nella direzione di un comportamento specifico, quanto in quella della relazione con lui, della comprensione della sua persona. In gioco c’è appunto la conoscenza di Gesù, il riconoscere che è il messia. È soprattutto con atteggiamento di comunione e contemplazione, allora, che dobbiamo metterci davanti a questa parola.
Il brano di oggi inizia col dirci che, a causa dell’intenzione dei capi di ucciderlo, Gesù si trasferisce dalla Giudea in Galilea. Per la festa delle Capanne, o dei Tabernacoli, però, risale a Gerusalemme. Dopo la Pasqua e la Pentecoste, è questa la terza grande festa giudaica, festa di ringraziamento per il raccolto, che si celebrava in autunno per sette giorni e, all’ottavo giorno, aveva un particolare festeggiamento di chiusura.
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Ebrei alla festa delle Capanne. |
Gesù, prendendo la parola e parlando a voce alta, dice che è vero che loro sanno da dove viene – la sua origine umana è nota – ma la sua origine divina è nota solo a “chi lo ha mandato” e a lui che è l’inviato. Solo Gesù, in quanto è il figlio, conosce il Padre e solo il figlio porta agli uomini notizia del Padre, come è affermato nel prologo del Vangelo: Dio, nessuno lo ha mai visto: “Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.
Quest’affermazione è una provocazione per i giudei che vogliono catturarlo, ma non riescono perché la sua “ora” non è ancora giunta.
P. Nino, parroco
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 7,1-2.10.25-30
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
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