Con gli occhi di mio figlio


Qualcuno mi ha chiesto
di scrivere una storia,
ma è difficile farlo
quando fuori resta l’aurora,

quando i profumi dei prati
sono lontani,
quando non si può camminare
tenendosi le mani…

Ma proverò a farlo lo stesso
grazie alla fantasia,
lo farò qui insieme
con la mamma mia,

perché io di idee
ne ho davvero tante,
ma per la rima ci vuol lei
con l’attenzione sua costante.

E allora inizio il racconto
e a parlare di un virus che via via
ha preso troppa forza
ed ora è pandemia.

A noi bambini
ce l’hanno sì spiegato
come un cattivone,
che certo va evitato.

E’ brutto, antipatico
e soprattutto presuntuoso:
pensa di essere lui il più forte,
quello vittorioso.

Spaventa più gli anziani
di tutta questa Terra,
forse perché credevano
di non vedere più la guerra…

Ma questo voglio dire,
di non aver timore:
questa non è una guerra
perché si chiede amore!
Dal mattino alla sera,
poi di notte nel proprio letto
chiediamoci l’un l’altro
se lo abbiamo avuto questo rispetto.

Perché, lo so,
suona un po’ strano,
ma ci salveremo semplicemente
non dandoci la mano,

respirando lontani
da chi abbracceremmo ogni istante,
non toccandoci quegli occhi
che già ne han viste tante.

I papà dei nonni
per salvare i Paesi
son partiti soldati
e non si sono mai arresi.

A noi viene chiesta pazienza
nelle nostre dimore,
sono i medici, gli infermieri
a sostenere la bandiera per ore!

Non voglio dir che è semplice,
perché certo non lo è,
ma dico che vinceremo
e c’è un bel perché:

a quel virus presuntuoso
manca qualcosa che noi abbiamo,
lui non ha il cuore
che ogni giorno in noi scopriamo,

quello che voglio riempire di speranza
e non perché un bambino sono io,
ma perché nell’amore credo
e questo grazie a Dio…



Gaia (Mamma di Ludovico)
marzo 2020

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