Avere in noi l'amore di Dio per credere

Dopo la guarigione avvenuta di sabato, che abbiamo letto due giorni fa, finalmente Gesù ha la parola: è il primo grande discorso ai Giudei nel vangelo di Giovanni. Nella prima parte del brano di oggi, che fa parte di questo discorso, la parola chiave è testimonianza.
In ogni processo le affermazioni dei testimoni sono decisive. Nel diritto d’Israele vale la regola che si può condannare a morte una persona solo in base alle affermazioni di due o tre testimoni (Deut. 17,6; 19,15). Qui Gesù tiene un discorso in propria difesa, contro l’accusa di farsi uguale a Dio . Ma come dimostrare che quest’accusa è infondata, davanti ai giudei che pretendono che egli abbia a questo scopo dei testimoni da presentare? Ora, in verità, c’è un altro testimone e uno solo: il Padre. In quanto figlio, Gesù sa che la sua testimonianza è vera. Ma proprio questo è il punto decisivo dell’accusa: se si ode Gesù solo come un uomo, la sua pretesa di essere il figlio del Padre suscita il sospetto di bestemmia, e contro questo sospetto non serve a nulla che egli ribadisca la sua certezza. Egli non può citare come suo testimone il Padre nell’ambito del diritto processuale degli uomini, poiché non sta davanti a loro come un testimone udibile e visibile. Ogni lettore dell’Antico Testamento sa infatti che nessuno ha mai visto Dio.


Perciò egli rimanda ad altri tre testimoni:
  1. Giovanni, che gli stessi giudei hanno interrogato. Giovanni, però, non era la luce ma soltanto una «lampada» che ha illuminato per un certo tempo. La lampada, fa luce solo in una zona limitata: è vero che Giovanni è «inviato da Dio», ma solo in qualità di testimone di Gesù.
  2. Le opere di Gesù stesso, quelle che egli ha compiuto davanti ai loro occhi per incarico del Padre e con tutto il suo potere, come or ora con la guarigione del paralitico. 
  3. Le Scritture. E qui si manifesta tutto il paradosso è giusto, infatti, che i giudei pensino di avere nelle Scritture la vita, però nella misura in cui le Scritture nell’insieme testimoniano che Gesù è l’inviato del Padre, che come il Padre ha la vita in se stesso. Ma loro appunto non vogliono credere e così sarà Mosè stesso ad accusarli. 
Fallito, per l’incredulità dei giudei, il suo tentativo di persuaderli "sulla base di due o tre testimoni" della verità della sua pretesa d’essere il figlio del Padre, Gesù ritorna al suo rimprovero. Ora non si difende più, ma rinfaccia loro la loro incapacità di comprendere e la loro ingiustizia.


P. Nino, parroco

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

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