Districarsi nella questione che riguarda il rapporto tra il vangelo, la buona novella portata da Gesù, e la Legge, è compito arduo e non si può nemmeno pensare di abbozzarlo in una paginetta, come questa che mi sono proposto di inviare ogni mattina, per alimentare la preghiera nella nostra transitoria costrizione domestica. Mi limiterò allora a mettere in evidenza alcuni princìpi che mi sembrano certi.
La legge in questione è il dono fatto da Dio al popolo eletto come espressione della sua volontà. Lo afferma in modo molto bello il brano del libro del Deuteronomio, oggi nella prima lettura: “Vedete, io vi ho insegnato - è Mosè a parlare - leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do? (Dt 4,5-8).
Le parole di Gesù intendono dimostrare che le differenze tra il suo insegnamento (ricordiamo, per esempio, le affermazioni sul sabato o sul digiuno) e la dottrina giudaica ortodossa non erano dovute a eresia da parte sua, ma alla sua più profonda e più piena comprensione della legge. Le sue prese di posizione ben lungi dal rovesciare la legge, mettono in chiaro il suo vero scopo e significato. Gesù, qui e altrove nei vangeli, accusa gli scribi di render vana la legge con la loro interpretazione, e proclama che la sua maniera di spiegarla fa luce sul vero significato, sulla volontà e lo scopo di Dio nel disporla.
Quando poi afferma “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” prende di mira qualcuno che autorizza un’osservanza meno severa della legge, sia concedendo ciò che essa proibisce, sia esentando gli uomini da alcune delle sue positive esigenze. Infatti, il senso del verbo greco tradotto qui con trasgredire è piuttosto mitigare. Il rilassamento della legge comincia prima nella pratica personale dell’individuo e poi viene insegnato da lui come via autentica per gli altri.
Fra due giorni (domani è san Giuseppe) il vangelo ci ricorderà che l’amore a Dio e al prossimo riassume tutta la Legge e i Profeti. Con questo criterio siamo chiamati ad andare al cuore delle cose.
In questo periodo tutti noi siamo alle prese con un decreto, che certamente non ha nulla a che vedere con la Legge in questione nelle parole di Gesù. Esso, però, ci è stato dato dal Governo per combattere un nemico comune della nostra salute. Mettiamolo in pratica non per mera osservanza esteriore, ma perché è per il bene mio e di chi mi sta vicino (il prossimo). Si può dire allora che amiamo Dio e il prossimo (e riassumiamo Legge e Profeti) se ci laviamo le mani spesso, se stiamo attenti a stare distanti dagli altri, se non tocchiamo il cibo con le mani, non parliamo sopra i piatti di servizio a tavola, e così via? Sì.
E continuiamo a pregare con serenità.
Le parole di Gesù intendono dimostrare che le differenze tra il suo insegnamento (ricordiamo, per esempio, le affermazioni sul sabato o sul digiuno) e la dottrina giudaica ortodossa non erano dovute a eresia da parte sua, ma alla sua più profonda e più piena comprensione della legge. Le sue prese di posizione ben lungi dal rovesciare la legge, mettono in chiaro il suo vero scopo e significato. Gesù, qui e altrove nei vangeli, accusa gli scribi di render vana la legge con la loro interpretazione, e proclama che la sua maniera di spiegarla fa luce sul vero significato, sulla volontà e lo scopo di Dio nel disporla.
Quando poi afferma “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” prende di mira qualcuno che autorizza un’osservanza meno severa della legge, sia concedendo ciò che essa proibisce, sia esentando gli uomini da alcune delle sue positive esigenze. Infatti, il senso del verbo greco tradotto qui con trasgredire è piuttosto mitigare. Il rilassamento della legge comincia prima nella pratica personale dell’individuo e poi viene insegnato da lui come via autentica per gli altri.
Fra due giorni (domani è san Giuseppe) il vangelo ci ricorderà che l’amore a Dio e al prossimo riassume tutta la Legge e i Profeti. Con questo criterio siamo chiamati ad andare al cuore delle cose.
E continuiamo a pregare con serenità.
P. Nino, parroco
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Commenti
Posta un commento